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CLOWN TERAPIA

Per fortuna sono sempre di più gli ospedali, in cui è possibile incontrare dei nasi rossi e camici colorati insieme ai tradizionali camici monocolore di infermieri e medici.

I bambini, seppur ricoverati, possono vivere la degenza ospedaliera con più leggerezza e superare la paura e l’ansia di trovarsi in un luogo diverso dalla propria casa.

Grazie al  progetto di 𝗖𝗟𝗢𝗪𝗡 𝗧𝗘𝗥𝗔𝗣𝗜𝗔 gli studenti imparano a sdrammatizzare le pratiche sanitarie, a mutare segno alle emozioni negative quali paura, rabbia, delusione, tristezza, a farle esprimere, gestirle e virarle al positivo, verso il sorriso, il coraggio, Ia speranza, Ia gioia.

Viene da chiedersi perché proprio la figura del clown abbia avuto tanto successo in ospedale, luogo così distante dal circo e dal suo sfavillio. Forse è perché il gioco del pagliaccio è sempre in bilico fra la tristezza e la gioia, fra il pianto e il riso, perché la sua è un’ironia bonaria e perdente, un po’ malata di malinconia. Questo, probabilmente, ha permesso ai clown di avvicinarsi con discrezione alla realtà della malattia, senza essere invasivi e senza pretendere a tutti i costi una risata. Il clown di corsia può avere ruoli diversi, ma in genere è un dottore grottesco che scimmiotta i veri medici, parodiandone i gesti e gli strumenti. Spesso affianca gli stessi medici durante l’intervento sul malato. Può fingere di fare un’iniezione allo stesso medico con una siringa enorme o ridere con il bambino per distrarlo durante una visita, o trasformare le medicine in pozioni miracolose usando una bacchetta magica.